Attraverso una comunicazione pubblicata sulla propria pagina facebook, l’ Ente Parco San Bartolo con la collaborazione dell’ U.R.C.A. Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino ha informato che fino al dicembre 2018, all’interno del parco, verrà attuato  il piano per la gestione del cinghiale, che prevede l’abbattimento di 40 esemplari (questo sarebbe il numero di cinghiali individuati su tutto il san bartolo sulla base di un censimento espletato proprio dall’U.R.C.A.) mediante la tecnica dello sparo con carabina da postazione fissa. Una delle cause principali di questo abbattimento sembrerebbero essere i danni cagionati all’agricoltura.

L’attività di ABBATTIMENTO è prevista nel periodo 8 novembre – 31 marzo, dal lunedì al venerdì,  esclusi i giorni festivi, nelle seguenti fasce orarie: da 2 ore prima del tramonto fino a 2 ore dopo l’alba.

I metodi alternativi all’abbattimento

Oltre ad essere totalmente contrari ad ogni metodo che preveda l’uccisione di animali presenti nel proprio habitat naturale, soprattuto all’interno di un area protetta com’è appunto il Parco San Bartolo, vi invitiamo a leggere un interessante documento scritto nel 2014 dal prof. Carlo Consiglio (professore ordinario di Zoologia nell’Università di Roma “La Sapienza”) che in maniera esaustiva e con dati oggettivi, indica come la caccia non sia un metodo efficace per prevenire o ridurre i danni provocati dai cinghiali all’agricoltura, anzi potrebbe essere considerata come una causa dei danni stessi.
Metodi alternativi, quali recinzioni elettriche e foraggiamento dissuasivo, sembrano al contrario molto efficaci.
L’OIPA sezione di Pesaro e Urbino e le proprie Guardie Zoofile si attiveranno per instaurare un contraddittorio con l’Ente Parco San Bartolo al fine di proporre metodi alternativi all’utilizzo della “carabina” per la gestione dei cinghiali.

 

Clicca sul link per leggere l’interno documento del prof. Carlo Consiglio :
 

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